martedì, ottobre 30, 2007
mercoledì, ottobre 24, 2007
Paris c'est toujours Paris...
Queste sono alcune fotine della settimana post esame a Parigi...che relax.... quella qui sotto è la nuova sede della mia ecole parigina... un mammadrone di svariati piani con tanto di sorveglianza all'entrata che non ci ha fatto passare...gesù... ma quanto sono parigini questi parigini!!!
Infine...perché non ci facciamo mancare mai nulla... il sabato c'era la notte bianca... mi-ti-co!
mercoledì, settembre 12, 2007
Shangai parte seconda....
Shangai...
13 luglio
Questi sono alcuni dei templi di Chengde... in realtà dietro questo tempio c'è il resto della valle e die monti ma la costante nebbia da inquinamento non abbandona mai la Cina.. purtroppo non abbiamo mai visto il sole e la sensazione di cappa soffocante in alcuni giorni ci ha messo a dura prova...
intorno ai templi...dove non si vedono autostrade e palazzoni... ecco la campagna cinese...
martedì, settembre 11, 2007
Cina parte 2...
11 luglio
Questo è il pulmino con cui sono arrivata a Chengde prima che si riempisse fino a scoppiare, il tragitto invece di durare le tre ora, come segnato da orario, ci ha messo sei ore... il motivo?!?! perché ha percorso la metà del tragitto a passo d'uomo per far salire le persone che aspettavano ai bordi della strada....auch!
Ovviamente il trabiccolo non ha preso l'autostrada..troppo comodo... ma ha fatto la strada non a pagamento, in alcuni tratti non asfaltata...in più il giudatore da buon cinese ha effettuato sorpassi non al limite ma oltre il limite.. in salita...in curva...
12 luglio
Questa è Chengde.... una delle tante residenze dell'imperatore... un enorme parco che comprende intere montagne e circondato da templi, uno per ogni religione del regno...
mercoledì, agosto 01, 2007
Cin... cin... cinaaaa
PECHINO
07 luglio
momenti di riposo... la penichella pomeridiana è quasi un must... visto che non esistono veri orari di lavoro...almeno la siesta!!!!!!
la città proibita vista dall'esterno, mentre la pioggia pomeridiana inumidisce ulteriormente l'aria...
08 luglio
La città proibita in un affollatissima domenica mattina, turisti soprattutto cinesi e qualche atterrito (dal caldo) occidentale in braghe di tela e scarpe a ginnastica...
Il parco intorno alla città proibita è affollato (come qualsiasi altro angolo sperduto o meno della Cina), il bimbo è accovacciato nella posizione tipica di tutti i cinesi in momenti di riposo... ma come faranno a stare comodi messi così?!?!?!... mah...
La camera dell'imperatore...tutti che sbirciano oltre i vetri e zompano come cavallette appena si libera un posto in prima fila...
09 luglio
mattinata a spasso per gli hutong.. gli ultimi che resistono alla distruzione e alla sostituzione con torri di 15 piani monotone ed insignificanti...
...i panni nel quartire si stendono per strada e le possibilità sono molteplici... si passa dai classici fili appaesi tra gli alberi ai più moderni ed avanzati segnali stradali corredati da fil di ferro per agganciare le stampelle....
...variante con caschetto della classica posizione di rilassamento dei cinesi... accovacciati a terra in attesa...
...La torre della campana vista dalla torre del tamburo e a destra gli hutong, ... in fondo.. in fondo.. in fondo.. oltre la coltre di inquinamento che copre sempre Pechino, le torri megagalattiche dei nuovi quartieri
...hutong d'angolo con i "caratteristici" condizionatori d'aria sul tetto... nel resto della città volte non vengono ristrutturati, come in questo caso, ma vengono distrutti e sosituiti da....
...queste fantastiche torri!!!!!
10 luglio
il tempio dei lama... il più grande tempio buddhista fuori dal tibet...
...continua...
giovedì, luglio 05, 2007
Cinaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa
baci
Aria
sabato, giugno 16, 2007
La bandiera della laicità
Se oggi potessi essere a Roma andrei al Gay Pride. E non per solidarietà "da esterno" a una categoria in lotta. Ci andrei perché, da cittadino italiano, riconosco nei diritti degli omosessuali i miei stessi diritti, e nell'isolamento politico degli omosessuali il mio stesso isolamento politico. Ci andrei perché la laicità dello Stato e delle sue leggi mi sta a cuore, in questo momento, più di ogni altra cosa, e ogni piazza che si batta per uno Stato laico è anche la mia piazza. Ci andrei, infine e soprattutto, perché, come tantissimi altri, sono preoccupato e oramai quasi angosciato dalle esitazioni, dalla pavidità, dalla confusione che paralizzano, quasi al completo, la classe dirigente della mia parte politica, la sinistra.
Una parte politica incapace di fare proprio, senza se e senza ma, il più fondante, basilare e perfino elementare dei princìpi repubblicani: quello dell'uguaglianza dei diritti. L'uguaglianza degli esseri umani indipendentemente dalle differenze di fede, di credo politico, di orientamento sessuale. Ci andrei perché ho il fondato timore che la nuova casa comune dei democratici, il Pd, nasca mettendo tra parentesi questo principio pur di non scontentare la sua componente clericale (non cattolica: clericale. I cattolici sono tutt'altra cosa).
Ci andrei perché gli elettori potenziali del Pd hanno il dovere di far sapere ai Padri Costituenti del partito, chiunque essi siano, che non sono disposti a votare per una classe dirigente che tentenni o peggio litighi già di fronte al primo mattone. Che è quello della laicità dello Stato. Una piazza San Giovanni popolata solamente da persone omosessuali e transessuali, oggi, sarebbe il segno di una sconfitta. Le varie campagne clericali in atto tendono a far passare l'intera questione delle convivenze, della riforma della legislazione familiare, dei Dico, come una questione di nicchia.
Problemi di una minoranza culturalmente difforme e sessualmente non ortodossa, che non riguardano il placido corso della vita civile di maggioranza, quella della "famiglia tradizionale". Ma è vero il contrario. L'intero assetto (culturale, civile, politico, legislativo) dei diritti individuali e dei diritti di relazione riguarda il complesso della nostra comunità nazionale. La sola pretesa di elevare a Modello una sola etica, una sola mentalità, una sola maniera di stringere vincoli tra persone e davanti alla comunità, basta e avanza a farci capire che in discussione non sono i costumi o il destino di una minoranza. Ma i costumi e il destino di tutti.
Ci andrei perché dover sopportare gli eccessi identitari, il surplus folkloristico e le volgarità imbarazzanti di alcuni dei manifestanti è un ben piccolo prezzo di fronte a quello che le stesse persone hanno dovuto pagare alla discriminazione e al silenzio. E i peccati di orgoglio sono comunque meno dannosi e dolorosi delle umiliazioni e dell'autonegazione. E se la piazza dovesse essere dominata soprattutto da questi siparietti, per la gioia di cameraman e cronisti, la colpa sarebbe soprattutto degli assenti, che non hanno capito che piazza San Giovanni, oggi, è di tutti i cittadini. Se ci sono pregiudizi da mettere da parte, e diffidenze "estetiche" da sopire, oggi è il giorno giusto.
Ci andrei, infine, perché in quella piazza romana, oggi, nessuno chiederà di negare diritti altrui in favore dei propri. Nessuno vorrà promuovere un Modello penalizzando gli altri. Non sarà una piazza che lavora per sottrazione, come quella rispettabile ma sotto sotto minacciosa del Family Day. Sarà una piazza che vuole aggiungere qualcosa senza togliere nulla.
Nessuna "famiglia tradizionale" si è mai sentita censurata o impedita o sminuita dalle scelte differenti di altre persone. Nessun eterosessuale ha potuto misurare, nel suo intimo, la violenza di sentirsi definire "contro natura". Chi si sente minacciato dall'omosessualità non ha ben chiaro il concetto di libertà. Che è perfino qualcosa di più del concetto di laicità.
La giornata prosegue in piazza... tante persone più di quante si potesse sperare... bene... bene... bene...
sabato, giugno 09, 2007
TAMassociati
Emergency onlus – ngo
Pe maggiori info: TAMassociati
giovedì, giugno 07, 2007
firmate,gente, firmate!!!
di Andrea Camilleri
I milanesi come reagirebbero se dicessero loro che c’è un progetto avanzato di ricerche petrolifere proprio davanti al Duomo? Rifarebbero certo le cinque giornate.
E i veneziani, se venissero a sapere che vorrebbero cominciare a carotare a San Marco?E i fiorentini, sopporterebbero le trivelle a Santa Croce?
I rispettivi abitanti che ne direbbero di scavi per la ricerca del petrolio a Roma tra i Fori imperiali e il Colosseo, a piazza Di Grado a Genova, sulle colline di Torino, a piazza delle Erbe, a piazza Grande, lungo le rive del Garda?
Non si sentirebbero offesi e scempiati nel più profondo del loro essere?
Ebbene, in Sicilia, e precisamente in una zona che è stata dichiarata dall’Unesco “patrimonio mondiale dell’umanità”, il Val di Noto, dove il destino e la Storia hanno voluto radunare gli inestimabili, irrepetibili, immensi capolavori del tardo barocco, una società petrolifera americana, la “Panther Eureka”, è stata qualche anno fa autorizzata, dall’ex assessore all’industria della Regione Sicilia, a compiervi trivellazioni e prospezioni per la ricerca di idrocarburi nel sottosuolo. In caso positivo (positivo per la “Panther Eureka”, naturalmente) è già prevista la concessione per lo sfruttamento dell’eventuale giacimento.
In parole povere, questo significa distruggere, in un sol colpo e totalmente, paesaggio e storia, cultura e identità, bellezza e armonia, il meglio di noi insomma, a favore di una sordida manovra d’arricchimento di pochi spacciata come azione necessaria e indispensabile per tutti. E inoltre si darebbe un colpo mortale al rifiorente turismo, rendendo del tutto vane opere (come ad esempio l’aeroporto Pio La Torre di Comiso) e iniziative sorte in appoggio all’industria turistica, che in Sicilia è ancora tutta da sviluppare.
Poi l’inizio dei lavori è stato fermato, nel 2003, dal Governatore Cuffaro su proposta dell’allora assessore ai Beni Culturali Fabio Granata, di Alleanza nazionale, in prima fila in questa battaglia.
Ma è cominciato quel balletto tutto italiano fatto di ricorsi all’ineffabile Tar, rigetti, annullamenti, rinnovi, sospensioni temporanee, voti segreti, vizi di forma e via di questo passo ( ma anche di sotterranee manovre politiche che hanno sgombrato il campo dagli oppositori più impegnati).
E si sa purtroppo come in genere questi balletti vanno quasi sempre tristemente a concludersi da noi: con la vittoria dell’economicamente più forte a danno degli onesti, dei rispettosi dell’ambiente, di coloro che accettano le leggi. E i texani, dal punto di vista del denaro da spendere per ottenere i loro scopi, non scherzano.
Vogliamo, una volta tanto, ribaltare questo prevedibile risultato e far vincere lo sdegno, il rifiuto, la protesta, l’orrore (sì, l’orrore) di tutti, al di là delle personali idee politiche?
Per la nostra stessa dignità di italiani, adoperiamoci a che sia revocata in modo irreversibile quella contestata concessione e facciamo anche che sia per sempre resa impossibile ogni ulteriore iniziativa che possa in futuro violentare e distruggere, in ogni parte d’Italia, i nostri piccoli e splendidi paradisi. Nostri e non alienabili.
Ecco il link per firmareeeeeeeee....
http://www.repubblica.it/speciale/2007/appelli/val_di_noto/index.html
Aria furente
sabato, giugno 02, 2007
buondì!
bacio sonnolento...
Aria
domenica, maggio 20, 2007
Siviglia, l'ecocittà accesa dal sole
Naturalmente, è vero il contrario e sono i raggi del sole, riflessi dagli oltre 600 pannelli a specchio - ognuno di 120 metri quadri di superficie - che trasformano la torre in un accecante monumento di luce. L'impianto in funzione da un mese a Sanlùcar la Mayor, alle porte di Siviglia, è il primo pezzo del più grande progetto di energia solare d'Europa. Già oggi, la torre che sarebbe piaciuta a Karel Thole fornisce elettricità sufficiente per 6 mila case. Dopodomani, fra soli sei anni, nel 2013, quando saranno completati gli altri otto impianti previsti, la centrale di Sanlùcar sarà in grado di accendere i frigoriferi e i condizionatori di tutte le 180 mila case e i 600 mila abitanti di Siviglia. Senza un alito di anidride carbonica e di effetto serra.
La tecnologia in azione nella campagna a ovest della capitale andalusa non è nuova. Anzi, è vecchissima. Ad utilizzare la potenza del sole, concentrata dagli specchi, ci aveva già pensato, sia pure per incenerire navi, Archimede. E' anche piuttosto semplice. Dietro l'apertura in cima alla torre, c'è una caldaia, dove l'acqua, scaldata di raggi concentrati del sole, si trasforma in vapore. E, come nella maggior parte delle centrali elettriche - termosolari, nucleari, a gas o a carbone - il vapore aziona una turbina, che genera elettricità. Ma quello che rende inedito Sanlùcar è che, per la prima volta, la tecnologia a torre del solare termico viene sfruttata in forma non sperimentale, ma commerciale. Si traduce, cioè, alla fine, in bollette nelle cassette della posta delle famiglie.
Molto bello, in un mondo in crisi di energia, ma quanto costa? Il solare termico è una tecnologia relativamente semplice, ma questo non significa non sia cara. A costruire la centrale è Abengoa, un altro dei grandi dell'edilizia spagnola che, come l'Acciona partner di Enel in Endesa, ha saputo diversificarsi nel campo dell'energia, in particolare alternativa, diventando uno dei grandi mondiali del settore e ponendo la Spagna ai primi posti nelle classifiche delle nuove tecnologie ecologiche. Abengoa, con l'aiuto di generosi sussidi pubblici e statali, investirà a Sanlùcar 1,2 miliardi di euro. Una cifra cospicua, in relazione al volume finale di produzione, per impianti con una vita media di 25 anni, contro i 40 anni di una centrale tradizionale. Per dirla in altro modo, produrre la stessa quantità di energia con il gas, ad esempio, sarebbe costato (oggi) meno.
Gli uomini di Abengoa non dicono quanto costa il chilowattora di Sanlùcar. Gli esperti del dipartimento dell'Energia americano calcolano, però, che il chilowattora tradizionale (cioè generato da combustibili fossili) costi, per lo più, meno di 10 centesimi di dollaro. Mentre quello del solare termico - la tecnologia dell'impianto in funzione a Sanlùcar - sta, secondo la Schott, un'azienda tedesca che produce impianti solari, fra i 15 e i 17 centesimi di dollaro. Questa cifra può essere, però, abbassata, oltre che con innovazioni tecnologiche, anche con economie di scala. Ecco perché è importante che Sanlùcar sia grande.
Abengoa ha già cominciato già a costruire un altro impianto a torre, di potenza doppia rispetto agli 11 megawatt di quello già in funzione, giusto di fianco. Ha realizzato, subito dietro, una centrale fotovoltaica. Metterà in funzione altre piattaforme, in cui gli specchi sono posti a cilindro intorno alla caldaia, dove si riscalda l'acqua. Nove impianti, quasi un campionario delle varie tecnologie solari, che faranno davvero assomigliare la piana di Sanlùcar ad un astroporto delle copertine di Urania. Ciò che conta è che il risultato finale sarà una potenza complessiva di 300 megawatt. E' una potenza ragguardevole, metà della grande centrale a carbone Enel di Civitavecchia. Ma non è una cifra a caso: è la potenza che esperti americani, come Fred Morse, giudicano necessaria ad avviare economie di scala, nell'immagazzinamento e nel trasporto dell'elettricità, sufficienti a spingere il costo di produzione verso i 13 centesimi di dollaro a chilowattora e anche più vicino alla magica soglia competitiva dei 10 centesimi.
In realtà, questi conti potrebbero presto rivelarsi obsoleti. L'asso nella manica di Sanlùcar è che, a regime, la sua produzione consentirà di evitare l'emissione di 600 mila tonnellate l'anno di anidride carbonica, quanti ne sputerebbe un impianto equivalente a gas. Con le regole di Kyoto contro l'effetto serra e la possibilità di vendere sul mercato i propri risparmi di anidride carbonica, quelle tonnellate in meno possono diventare denaro sonante. Oggi, sul mercato, il diritto ad emettere una tonnellata di anidride carbonica nel dicembre 2008 vale circa 20 euro. A questi prezzi, le 600 mila tonnellate di Sanlùcar varrebbero 12 milioni di euro l'anno. Nei 25 anni di vita dell'impianto, un quarto dell'investimento iniziale. Quando questi conti saranno entrati nei bilanci delle aziende, quella di Abengoa apparirà meno una scommessa. Ma la surreale torre di Sanlùcar non sarà ugualmente la ricetta-miracolo della nuova energia, capace di risolvere tutti i problemi. Le principali fonti alternative, come sole e vento, rispondono bene, infatti, come dicono i tecnici, a necessità di picco. Ovvero, non sono in grado di fornire energia 24 ore al giorno, 7 giorni alla settimana. Quando c'è poco sole o poco vento, si produce anche poca elettricità. Ne serve altra, sottomano, per colmare il buco. La notte, a Siviglia, Sanlùcar non serve. I tecnici di Abengoa, per adesso, sono in grado di immagazzinare vapore e far girare la turbina per un'ora dopo il tramonto. Poi basta. Nel paese delle estati a 45 gradi e dei condizionatori a mille, comunque, è già molto.
Aria
martedì, maggio 01, 2007
buon primo maggio a tutti....
A fine serata...poco prima di andare a dormire... sento in lontananza le note del concerto e mi accorgo che qualcuno con la chitarra elettrica sta sbagliando completamente... sembra quasi suoni tutt'altro!!!!... mi affaccio per capire meglio e vedo che in realtà il chitarrista indiavolato è un uomo che sotto casa crea una piccola folla intorno a sé e ci lieta di una signora serenata per venti minuti.... decido di eleggerlo reginetto della giornata... che non me ne abbia a male Chuck Berry... che sarà pure un mito...nessuno lo mette in dubbio.... ma c'ha pure 81 anni!!!!... insomma per andare a ritmo bisogna sentirlo!!!!.. e a 'na certa si possono avere seri problemi di udito...
Aria